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PAESI - NAFTA: Riprendono le negoziazioni
Sono ripresi martedì scorso i negoziati tra Usa e Canada sul Nafta, l’accordo di libero scambio che include anche il Messico, con l’obiettivo di giungere a un’intesa entro fine settembre per consentire ai tre partner di firmare il nuovo accordo entro fine novembre. Messico e Usa hanno già annunciato un’intesa, che lascia intatte le principali disposizioni del vecchio Nafta, ma ne include di nuove sull’origine delle automobili, la proprietà intellettuale, l’economia digitale, l’agricoltura e la risoluzione delle controversie.
Si sono conclusi invece in un nulla di fatto i colloqui di fine agosto tra le delegazioni statunitense e canadese, in stallo soprattutto sull’apertura del comparto lattiero-caseario canadese. In risposta, Trump ha minacciato di lasciare fuori il Canada. Il Congresso Repubblicano potrebbe concedere di aggiungere Ottawa in seguito per non compromettere le scadenze. Resta l’ostacolo dei molti democratici e altri stakeholderche si oppongono alla revisione dell’accordo.
STATI UNITI-CINA: Nuove tensioni commerciali
Si inasprisce la disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina (che secondo Citi potrebbe ridurre la crescita del Pil globale dello 0,4%), dopo le minacce della scorsa settimana del Presidente Trump di imporre 267 miliardi di dollari di nuovi dazi alla Cina, in aggiunta ai 50 miliardi già in vigore. A differenza delle tariffe finora implementate, dirette soprattutto ai beni intermedi e industriali, a essere colpiti sarebbero soprattutto i beni di consumo, dai mobili all’abbigliamento, dai prodotti alimentari all’elettronica, con un impatto rilevante sui consumatori, a cui verrebbe trasferito il costo aggiuntivo per l’importazione sotto forma di prezzi più elevati già da metà del 2019.
I dazi in vigore non hanno finora avuto l’effetto desiderato da Trump: l’import americano dalla Cina è, infatti, aumentato nel 2018 (+9% nei primi sette mesi) e il dollaro si è rafforzato nei confronti dello yuan, rendendo l’import da Pechino meno costoso.
ANGOLA: Il presidente conquista anche il MPLA
Il presidente João Lourenço è stato eletto alla guida del partito di maggioranza MPLA, sancendo la fine del dominio di circa 40 anni dell’ex-presidente dos Santos sulla vita politica nazionale. Sebbene Lourenço avesse rimpiazzato dos Santos alla presidenza già lo scorso settembre, quest’ultimo era rimasto a capo del MPLA, innescando una divisione del potere che secondo alcuni analisti ha rallentato in questi mesi l’agenda riformatrice del nuovo presidente.
Lourenço avrà ora margini più ampi nel riformulare la compagine di governo, con l’obiettivo di accelerare i piani di rilancio economico e le campagne contro la corruzione. L’economia dell’Angola non ha ancora assorbito gli effetti del crollo dei prezzi del greggio del 2014, con un calo della produzione nazionale di petrolio che ha eroso i potenziali benefici di prezzi in progressivo rialzo. Ad agosto, Luanda ha richiesto un sostegno finanziario da parte del Fmi, in fase di negoziazione.
GERMANIA: Export e guerra dei dazi
L’export della Germania ha sfiorato i 663 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2018, +3,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (Ue +5,4%, extra-Ue +1,9%). L’avanzo commerciale è rimasto sostanzialmente invariato (121 miliardi). La crescita più lenta rispetto al passato è stata accompagnata da una frenata della produzione industriale (+1,1% a luglio).
La minore crescita delle esportazioni e della produzione è iniziata a fine 2017, prima che venisse alla ribalta la minaccia dei dazi. Benché l’incertezza causata dalle tensioni commerciali nel mondo abbia potuto avere un ruolo (i dazi applicati finora riguardano una piccola parte delle esportazioni tedesche), vi sono spiegazioni più dirette: gran parte delle difficoltà dell’export tedesco ha riguardato tre destinazioni – l’Europa Emergente, l’Asia e il Regno Unito –, la cui crescita ha subito rallentamenti già da diversi mesi. Questa difficoltà è stata esacerbata dall’apprezzamento dell’euro nei confronti del renminbi, della sterlina e di alcune valute dell’Europa orientale. La frenata dell’export tedesco potrà essere più brusca se nei prossimi mesi entreranno in vigore nuovi dazi.
SETTORI
DIFESA: Record di spesa nel Golfo
Gli Stati membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo spenderanno oltre 100 miliardi di dollari in difesa nel 2019 e 117 miliardi nel 2023, con aumenti di budget consistenti soprattutto in Arabia Saudita e Emirati Arabi. I maggiori stanziamenti riguardano principalmente la modernizzazione e l’espansione delle forze armate in risposta alla persistente instabilità regionale in Paesi come Iraq, Libia, Siria e Yemen. Negli ultimi anni, il budget per la difesa è cresciuto sia in percentuale del Pil che come quota sulla spesa pubblica, a riprova dell’importanza strategica del settore per i governi.
Benché l’area pesi per solo il 5% della spesa globale in difesa, è responsabile di circa un quarto di tutto l’import di armamenti (circa 56 miliardi di dollari tra il 2014 e il 2018). Nord America ed Europa forniscono il 95% di tutte le attrezzature e materiali per la difesa acquistati dai Paesi del Golfo.
I NUMERI DELLA SETTIMANA
$297 mld Import statunitense dalla Cina nei primi sette mesi del 2018
$21 mld Export cinese di cellulari verso gli Stati Uniti tra gennaio e luglio 2018
+$37 Maggiore costo di importazione dell’iPhone X se gli Usa imponessero un dazio del 10%, secondo Ihs Markit
Fonte: Sace
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